lunedì 25 aprile 2011

Scelti dallo Spirito, per essere immersi nello Spirito

Gesù insegna nel Portico di Salomone
Negli anni passati a Milano, tutte le sere, per tutti i 50 giorni del tempo pasquale, ci trovavamo nel portico del nostro oratorio per un breve momento di preghiera, come fecero gli apostoli  nel loro primo tempo pasquale, ritrovandosi solitamente nel Portico di Salomone.
Leggevamo qualche versetto, in maniera continua, e poi lo pregavamo, invocando soprattutto il dono dello Spirito Santo.
Per chi desidera... stasera apriamo questo portico anche su internet. 

Testi per la preghiera


Dagli Atti degli Apostoli (1, 1-5)

Caro Teòfilo,
abbiamo raccontato per prime
tutte le cose che Gesù aveva iniziato
a fare e ad insegnare,
fino al giorno in cui,
dopo aver dato istruzioni agli apostoli
che si era scelti attraverso lo Spirito Santo,
egli fu sollevato.


E a loro mostrò se stesso vivente dopo aver patito,
in molti segni,
apparendo loro per quaranta giorni
e dicendo le cose del regno di Dio,
e stando insieme a tavola,
ordinò loro:
"Non allontanatevi da Gerusalemme,
ma attendete la promessa del Padre
che avete udito da me:
Giovanni immergeva nell'acqua,
voi invece sarete immersi nello Spirito Santo,
fra non molti di questi giorni".

§

Dal «Trattato sulla Trinità» di sant'Ilario, vescovo
(Lib. 2, 1, 33. 35; PL 10, 50-51. 73-75) 

Ascoltiamo dalle parole dello stesso Signore quale sia il suo compito nei nostri confronti. Dice: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso» (Gv 16, 12). E' bene per voi che io me ne vada, se me ne vado vi manderò il Consolatore (cfr. Gv 16, 7). Ancora: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità» (Gv 14, 16-17). «Egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio» (Gv 16, 13-14).

Insieme a tante altre promesse vi sono queste destinate ad aprire l'intelligenza delle alte cose. In queste parole vengono formulati sia la volontà del donatore, come pure la natura e il modo stesso del dono.

Siccome la nostra limitatezza non ci permette di intendere né il Padre, né il Figlio, il dono dello Spirito Santo stabilisce un certo contatto tra noi e Dio, e così illumina la nostra fede nelle difficoltà relative all'incarnazione di Dio.

Lo si riceve dunque per conoscere. I sensi per il corpo umano sarebbero inutili se venissero meno i requisiti per il loro esercizio. Se non c'è luce o non è giorno, gli occhi non servono a nulla; gli orecchi in assenza di parole o di suono non possono svolgere il loro compito; le narici se non vi sono emanazioni odorifere, non servono a niente. E questo avviene non perché venga loro a mancare la capacità naturale, ma perché la loro funzione è condizionata da particolari elementi. Allo stesso modo l'anima dell'uomo, se non avrà attinto per mezzo della fede il dono dello Spirito Santo, ha sì la capacità di intendere Dio, ma le manca la luce per conoscerlo.
Il dono, che è in Cristo, è dato interamente a tutti. Resta ovunque a nostra disposizione e ci è concesso nella misura in cui vorremo accoglierlo. Dimorerà in noi nella misura in cui ciascuno di noi vorrà meritarlo.

Questo dono resta con noi fino alla fine del mondo, è il conforto della nostra attesa, è il pegno della speranza futura nella realizzazione dei suoi doni, è la luce delle nostre menti, lo splendore delle nostre anime.


§

Alcuni miei pensieri

Pregando su questo testo, le prime righe degli Atti degli Apostoli, mi sono soffermato molto su quello strano ordine di Gesù risorto ai suoi apostoli: "Non allontanatevi... attendete".
Strano, perchè solitamente ci soffermiamo sul più famoso ordine ("Andate in tutto il mondo e annunciate il Vangelo"), che indica un'azione totalmente opposta.
Strano, perchè mi sarei aspettato un più pratico: "Andate, costruite almeno qualche chiesa, fondate qualche scuola, organizzate la carità, stampate i catechismi, etc etc...
Invece Gesù invita, anzi ORDINA, di attendere. Di non fare nulla. Solo aspettare, senza allontanarsi.

In questi giorni mi ha molto incuriosito la notizia della morte del santone indiano Sai Baba. Mi è tornato in mente un mio compatriota, sacerdote bergamasco, che era andato a studiare questo santone e il suo movimento religioso, e poi ne era divenuto discepolo (c'è anche un libro: Don Mario Mazzoleni, Un sacerdote incontra Sai Baba, Milano, Armenia, 1991).
E mi vengono in mente la moda di quei giovani che andavano in giro per il mondo a cercare chissà quali esperienze spirituali.
E tantissima gente, inquieta, che cerca nelle più disparate esperienze di entrare in contatto col divino.


Gesù invece dice di aspettare, di rimanere dove si è, perchè la ricerca dello Spirito non è una caccia al tesoro, ma è un "essere immersi" da Qualcun'altro.
E allora ogni posto va bene.
Perchè non sono io a "catturare" lo Spirito,
ma è Dio che mi prende e mi immerge nello Spirito.
Questa attesa diventa allora una palestra,
per allenarmi alla disponibilità,
per imparare a lasciarmi prendere e guidare.
E' curioso che il primo ATTO degli Apostoli
sia RIMANERE e ATTENDERE.
Cioè: NON FARE ALCUN ATTO.
Gli apostoli non fanno niente per lasciar fare ad un Altro.
Forse, oggi, io, noi... facciamo troppo,
e non lasciamo lavorare Dio.


Non nobis Domine, non nobis,

sed nomini tuo da gloriam!



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