mercoledì 4 maggio 2011

Ubriaconi!

M. Chagall, Exodus, 1966
Atti degli apostoli 2,5-13


C'erano soggiornanti a Gerusalemme persone credenti ebree,
(provenienti) da ogni nazione di quelle sotto il cielo.
Quando ci fu questa voce, la folla si radunò e rimase turbata,
perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua.
Erano stupiti e fuori di sé per la meraviglia, e dicevano:
«Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei?
E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa?
Siamo Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia,
della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia,
della Frìgia e della Panfìlia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi,
e li udiamo raccontare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio».
Tutti erano stupefatti e perplessi, e si chiedevano l'un l'altro:
«Che cosa significa questo?».
Altri invece li deridevano e dicevano:
«Si sono ubriacati di mosto!»


«Il Sinai è la cantina dove fin dalla creazione del mondo è stato tenuto in serbo per Israele il vino delizioso della Legge: “Disse l’Assemblea d’Israele: Il Santo – benedetto egli sia - mi ha condotto alla grande cantina del vino, cioè al Sinai…» (midrash Cantico Rabbà 2,4; cf Nm R 2,3; Pr 9,5).


Tutti i commentatori parteggiano sempre per il primo gruppo di ebrei, quelli che si chiedono cosa succede.
A me invece mi sta simpatico il secondo gruppo, perche è quello che c'azzecca.
Perchè son quelli più inetelligenti, che riconoscono l'evidenza:
"Questi qui si sono ubriacati con il mosto, con un vino novello, con un vino nuovo".
Ed è proprio così!
Dal nuovo monte Sinai, quella famosa "stanza al piano superiore",
escono riempite fino all'orlo circa 120 persone ubriache di Spirito Santo.
Scendono in piazza non più con delle Tavole di Pietra,
ma con la nuova alleanza di Cristo scolpita nel cuore dallo Spirito.
E questa vino nuovo è per tutti i popoli.


"Voi siete una lettera di Cristo composta da noi
scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente,
non su tavole di pietra, ma su tavole di cuori umani" (2 Cor 3,3).


Cedo la parola a S. Agostino, che in questa (sconosciuta) omelia sulla Pentecoste coglie veramente bene le cose e le esprime più meglio di me.
Buona lettura e buona preghiera


Discorso di S. Agostino sulla Pentecoste

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